Sullo scrivere

Scrivere è un male necessario. Un compromesso tra l’inarrestabile avanzata dei pensieri e la concreta possibilità di comprendere. La psiche si sottrae a giochi crudeli e tediosi, mostrando scarso interesse per ciò che sente lontano dal reale o dal proprio essere. Afferrare il paradosso, sbrogliare l’enigma dietro cui si nasconde l’intenzione di chi scrive non è alla portata di chi si sofferma sulla drammaticità delle singole parole. Se si supera questo, se si rinuncia alla ricerca di un significato dolorosamente nascosto, il messaggio filtra come un’estemporanea miscela di quieti e rassicuranti sapori dove ognuno riesce a ricavare il proprio piccolo pezzo di mondo. Come riconoscere allora l’idea, ciò che davvero importa nella confusione di informazioni che fluisce ogni giorno nel nostro cervello? Le idee rappresentano una minoranza, il genio e la follia allo stesso tempo. Le idee viaggiano su parole privilegiate. Parole che vanno accolte, assaporate e dimenticate nella loro individualità. Insistere, cedere alla ricerca di spiegazioni plausibili, avvelena a tal punto la coscienza delle parole da renderle indigeste, taglienti. Scrivere è questo, la magia di andare oltre le parole, la capacità di trasmettere delle idee. Regalare l’illusione di aver compreso e, in qualche modo, di aver risolto l’enigma.

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